Gli alberi non sono tutti uguali, sono forme di vita che hanno bisogno rispetto e conoscenza, come noi crescono e si ammalano, come noi si difendono dagli attacchi esterni e si adattano all'ambiente in cui vivono. La riduzione delle dimensioni è il motivo più frequente per cui si potano gli alberi in ambiente urbano. Alberi troppo ingombranti, rami sporgenti e pericolosi che invadono proprietà altrui.
Attenzione!!! Potare è molto di più dell'usare cesoie e motosega!!!
Paragonate il vostro corpo a quello di un albero, i rami sono gli arti, la punta è la testa. Se abbiamo le verruche alle mani, asportiamo le verruche o tagliamo il braccio? L'albero è come
noi, non ricresce il braccio non avremo più quel ramo. Noi possiamo mettere una protesi, l'albero se non si ammala, sul moncone farà crescere tanti rametti innaturali diventando sempre
più simile ad uno spaventapasseri.
Noi di Rampicante abbiamo studiato, conosciamo le piante e sappiamo dove e come intervenire.
Con queste informazioni vogliamo farvi conoscere i danni provocati dalla capitozzatura.
Questo metodo sembra veloce e risolutivo, invece danneggia irrimediabilmente la pianta e la chioma ricrescerà più e brutta e più folta di prima.
La capitozzatura è un taglio di accorciamento molto pericoloso per la salute delle specie arboree.
La capitozzatura consiste nel tagliare la cima dell’albero ed i suoi rami principali, lasciandolo con delle parti monche (nella foto dell'articolo qui citato si vede chiaramente lo scempio provocato da questo metodo di potatura).
La capitozzatura danneggerà la struttura dell’albero, poichè per colmare la “perdita” della chioma precedente, dai rami monchi si avrà una ripresa vegetativa intensa e innaturale.
L'albero non sarà più in grado di ricreare la sua forma naturale e crescerà in modo disomogeneo ed esteticamente più sgradevole di prima.
Il fusto decapitato e lasciato esposto all’azione degli agenti atmosferici, sarà facilmente agredibile da batteri esterni fonte di infezioni.
Le infezioni prolungate e non curate possono, portare alla morte della pianta